giovedì 14 novembre 2013

Volare

Sovvertendo il pronostico la Fiat Mille modello brasiliano di Corrado è riuscita a portarci a Brasilia. Sono solo poco più di 200 i Km che separano Goiania da Brasilia, ma una vera e propria autostrada non esiste o comunque è piena di buche, dossi e saliscendi. Morale, velocità media intorno ai 70 km/h. E poi il traffico, che avvicinandosi alla capitale brasiliana aumenta fino a diventare quasi blocco totale.
Eh si che non era così che doveva andare.
Brasilia era stata pensata per essere una delle città più vivibili al mondo. Pensata e progettata a tavolino e costruita in tempo di record, dal 1956 al 1960, quando divenne ufficialmente capitale del Brasile.
Nei fatti si sta rivelando molto lontana da quella città a misura d'uomo che doveva essere. Il progetto iniziale è chiamato "plano piloto", e visto dall'alto ricorda la forma di un aereo. Nella fusoliera si trovano tutti gli edifici governativi, mentre nelle ali ci sono i condomini, la zona alberghiera, la zona ospedaliera e altre. Tutto è diviso in zone. Alla fine della fusoliera vi è un lago, enorme ma artificiale. Le case, spesso delle vere e proprie ville, che danno sul lago appartengono ovviamente ai più ricchi, soprattutto politici e ambasciatori.
E' una città strana Brasilia e un mondo a sé. Brasilia non è Brasile. Si tratta di una immensa macchina amministrativa, creata dal nulla e ancora incapace di possedere una propria identità.
Forse l'unica cosa in comune tra la capitale e il proprio paese è la presenza di contraddizioni.
Un esempio sono i mezzi pubblici. Ci si aspetterebbe che in una città moderna, nata prima sulla carta che sulla terra, i mezzi pubblici siano impeccabili. E invece sono pessimi, addirittura non è stata pensata una metropolitana, che sarebbe perfetta data la pianta a croce della città. Con due linee di metro si coprirebbe tutta la città rapidamente. Ma niente, si è costretti a prendere la macchina e a perdersi nelle mille strade che non portano mai dalla parte giusta.
E poi è tutto gigante. Avevano spazio e hanno pensato di usarlo tutto.
Andate a vedere Brasilia, e perdetevi anche voi nel cemento. A Niemeyer e a Le Corbusier piaceva così.

Finalmente ho beccato il geco. Entro in stanza, accendo la luce e lui stava là, in mezzo alla parete bianca di fronte a me. E a differenza dei nostri precedenti incontri era lontano da nascondigli comodi. Ma un mio movimento troppo brusco l'avrebbe comunque fatto precipitare verso la finestra o sotto il letto. Così è iniziato il duello. Nel profondo della mia mente è partito il carillon di "Per qualche dollaro in più". Avete presente? Il film è di Sergio Leone e la colonna sonora è di Ennio Morricone. E' la scena finale del film, Gian Maria Volonté contro Lee Van Cleef, con Clint Eastwood che in questo duello ricopre il ruolo del giudice, senza quasi intervenire. E allora con questa musica di sottofondo la mia mano scivola leggera verso la mensola dove tengo la macchina fotografica, con gli occhi del geco che seguono il mio movimento. Presa. Ma è senza scheda di memoria, ancora nel pc, appoggiato sul letto e troppo vicino all'avversario. Maledizione. Scheda di riserva, cassetto basso dell'armadio dietro di me. Con movenze decise ma tranquille e precisione chirurgica sfilo la scheda dalla custodia con la mano destra mentre la sinistra regge la macchina e apre lo sportellino, infilo rapidamente la scheda e spingo con il pollice destro mentre l'indice della stessa mano accende la macchina, la sinistra stringe l'obiettivo pronta a zoomare, il mignolo destro chiude lo sportellino della scheda e l'indice si sposta sul tasto dell'otturatore, metto a fuoco e...........ZAK! PRESO IL MALEDETTO! AHAH!
Il concorso fotografico National Geographic mi aspetta. Figurati se qualcuno aveva già fotografato un geco.

Ho scoperto una cosa: per dire che qualcosa è "tarocco" in Brasile dicono che è Paraguaiano, dove tutto costa meno (e spesso è effettivamente contraffatto), al punto che per acquistare alcuni beni si recano fino in Paraguay. A questo punto devo assolutamente vedere il Paraguay.

Forse sarebbe meglio se Goiania non avesse un aeroporto. E poi proprio nella direzione di Jardim das Oliveiras. Diverse volte al giorno le persone che abitano qui sentono gli aerei passare sopra le loro teste.
Io, quando vedo un aereo, inizio a fantasticare. Chi ci sarà sopra? Dove staranno andando? E chissà che avventure stanno iniziando con quel viaggio in aereo.
Ma molte di quelle teste non prenderanno mai un aereo, con quello che costa. Nessun viaggio, nessuna avventura. Solo una quotidianità fatta di sacrifici, di piccoli sogni che qui a Jardim volano bassi, molto bassi, perché in alto volano già gli aerei.

Chiudo anticipando che venerdì, sabato e domenica li passerò in Mato Grosso, in una "aldeia" degli indios Xavantes. Poi vi racconterò.

2 commenti:

  1. ...continua a raccontare, ogni cosa che scrivi è come se fossimo lì a fianco a te a partecipare alle tue avventure!!! Tizio

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  2. dolcetizio <3
    cazzo gec, quanto è che è lungo sto geco? c'ha proprio la faccia da furbetto

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