Iniziamo con una buona notizia: il dentifricio che ho comprato NON è al cocco. Pensavo di non riuscire a trovare nulla che non ne contenesse almeno una minima parte. Finalmente!
Continuiamo con una cattiva notizia: il dentifricio che ho
comprato NON è al cocco, ma fa ancora più schifo. Spero di non aver preso la
pasta per dentiere.
Igiene orale a parte, dopo l’avventura in Mato Grosso
abbiamo ripreso le solite attività durante la settimana: reforços, preparazione
dello spettacolo teatrale, visite alle famiglie delle adozioni, chitarra (credo
di aver imparato un’altra scala, ma non mi ricordo il nome, queste maledette
note hanno tutte nomi simili). Inoltre stiamo iniziando a preparare le due
settimane di Colonias de Ferias che faremo a Dicembre, appena i ragazzi
finiscono la scuola. Tema: Peter Pan. Per farci venire qualche spunto guardiamo
il cartone della Disney, di cui non ricordo molto a eccezione del coccodrillo e
che non mi era mai piaciuto, senza sapere bene perché. Capisco subito perché
non mi era piaciuto: il protagonista mi sta tremendamente sulle balle. Ma
riscopro un valore che da piccolo non avevo colto: un sacco di personaggi, tra
cui Capitan Giacomo Uncino, hanno i baffi. Long live Movember.
A proposito. Il Movember è finito. La mattina del 1 Dicembre
i miei baffi sono andati in letargo, ma torneranno puntuali il prossimo 1
Novembre. In questa edizione la mia squadra (http://moteam.co/the-sunday-s-mo-cultural-circol)
ha raccolto la bellezza di £20, circa €30. Grazie a chi ha donato.
Jardim dal Oliveiras, il nostro quartiere, fa parte della
periferia più lontana di Goiania. E mi hanno detto che lo stato del Goias, di
cui Goiania è la capitale, è lo stato con il più alto numero di omicidi del
Brasile. In effetti, solo nell’ultima settimana, ce ne sono stati due qui
vicino. Uno a Liberdade, un quartiere vicino in cui andiamo a piedi tutti i
mercoledì per il reforço. Hanno ucciso un padre e marito, probabilmente per un
debito o una questione di droga, le due cause più frequenti. L’altro proprio
qui vicino, in un bar. Il barista, detto “il cabeludo”, per non avere problemi
ha spostato il cadavere fuori dal locale prima di chiamare la polizia. Insieme
a violenza e droga, la terza piaga di queste periferie è l’alcolismo. E noto
una cosa: nessuno lo nasconde. Trattano l’alcolismo come una malattia, non come
una colpa dell’alcolizzato. Dicono “mio fratello è alcolista” esattamente come
dicono “mio fratello ha un tumore”. Manca quell’accezione negativa nostra, o
meglio manca l’accusa intrinseca all’alcolizzato, colpevole di volerlo essere.
Camminando per la strada mi capita di assistere a un
esorcismo. Accade in una delle decine di chiese evangeliche sparse per il
quartiere. Non sembrano delle vere chiese, assomigliano più a dei negozi. Sono
dei piccoli saloni o stanze aperti/e verso la strada, con un’insegna che indica
a quale chiesa evangelica si fa parte (“Santa Chiesa di Dio”, “Chiesa di Gesù
nel Mondo”, “Assemblea di Dio”, “Chiesa Evangelica Universale”, Chiesa
Evangelica Gesù ti Ama”, etc etc), pieni di sedie e una postazione con
microfono o addirittura un palco in fondo. Si calcola che di queste
chiese/movimenti ne nasca una ogni due giorni. Basta un pastore (non un prete o
un sacerdote, un pastore, quindi potrei aprirne una io domani se volessi) che
affitti un locale e inizi a predicare. E ovviamente a richiedere il “dizimo”,
la decima parte di tutto ciò che un fedele guadagna che deve donare alla
chiesa. Comunque, passo davanti a una di queste robe e vedo uno scalmanato che
si dimena e grida, tenuto seduto a forza da un tipo vestito bene, mentre il
pastore di turno, con una bibbia in mano e una mano sulla fronte dell’indemoniato
urla preghiere e affini. La scena dura un po’, io evidentemente mi stufo prima
del demone infestante e proseguo per la mia strada.
Con Paolo e con Fabio ho partecipato a due degli incontri
mensili in cui vengono consegnate le ceste basiche alle famiglie delle adozioni.
Essendo divisi per quartieri (ogni giorno per una settimana al mese viene fatto
un incontro in un quartiere diverso) i gruppi di genitori risultano essere di
20/25 persone. Ad Ottobre avevo partecipato ad un altro di questi incontri, per
un totale di tre, ognuno in un quartiere diverso e quindi con persone diverse.
L’incontro funziona così: “palestra”, ovvero formazione, su qualunque tema che
si pensi possa essere utile a queste famiglie, di circa 30/40 minuti, poi
eventuali avvisi o richieste e infine consegna delle ceste. Il tutto in un clima
sicuramente particolare, ma spesso più gioioso di come mi sarei aspettato,
almeno a prima vista.
La cesta, di cui vi ho già elencato il contenuto, non è
esattamente leggera. Sicuramente più di 10 Kg. Ebbene, su tre incontri, ovvero
circa 60/70 persone, hanno partecipato tre uomini. A questi tre si aggiungono
altri forse dieci che non hanno partecipato all’incontro, mandandoci la moglie,
ma almeno si sono fatti trovare all’uscita per portare la cesta a casa. Ma in
molti casi il marito/compagno di turno è a casa bello comodo.
Vi racconto il caso più eclatante. Giovane donna, alta,
magrissima, in cinta di 9 mesi, una pancia immensa su un corpicino esile e
snello, sola. Si vede che camminare, sedersi e alzarsi, insomma muoversi, le
costa fatica. A fine riunione ci informiamo e scopriamo che pensava di andare a
casa a piedi. Abita a almeno un paio di chilometri, proprio nell’unico punto
scosceso del quartiere, con 2 strade piuttosto ripide. Ci offriamo di darle un
passaggio con la macchina e lei accetta di buon grado. Arriviamo a casa,
scarichiamo lei e la cesta e Paolo saluta il marito che era seduto davanti a
casa a bersi una birra con gli amici. In effetti l’orario era perfetto, con il
sole che tramontava e spargeva una luce meravigliosa, accompagnata da una piacevole
brezza. Mica scemo. Magari un filino stronzo si, ma scemo no. Io e Paolo
ripartiamo, allibiti, io soprattutto, meno abituato di lui a questo popolo dai
comportamenti così contraddittori.
Ma diceva qualcuno una volta, sicuramente con parole più belle
delle mie: di una persona non si può prendere ciò che piace e lasciare il
resto, sputando il nocciolo come se fosse un’oliva, ma bisogna prendere tutto,
pregi e difetti. Lo stesso vale per un popolo, per un paese. Di questo non
voglio sputare nulla, neanche quando in bocca mi esplode un sapore pungente e
amaro. O ancora peggio, di cocco.
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