martedì 10 dicembre 2013

C'era una volta un padre


In contemporanea con l’apertura della stagione alla Scala di Milano, che esordiva con “La Traviata”, i nostri ragazzi del “Grupo dos Educadores”, capitanati dalla Silvia, hanno messo in scena il loro spettacolo, intitolato “Jovens sonhando um mundo melhor” (Giovani che sognano un mondo migliore). Silvia regia e suggeritrice, Fabio scenografia, musica, luci e effetti speciali, il sottoscritto riprese video, fotografie e battimani. Un successone, pubblico numeroso e ragazzi davvero talentuosi.

Il calendario mi ricorda che ci stiamo inesorabilmente avvicinando al Natale, ma i 32° C di temperatura mi rendono alquanto difficile credergli. Mi schianterò contro la verità con il primo passo fuori dall’aereo a Milano.

Storia di un padre:
E. aveva 43 anni ed era padre e marito. Ma soprattutto padre. Aveva quattro figli, di cui una nel progetto delle adozioni a distanza. Vi ho già parlato di lui nell’ultimo post, è stato ucciso nel quartiere di Liberdade circa dieci giorni fa’. Ha vissuto ed è morto come padre. Aveva saputo che il figlio tredicenne era entrato in un brutto giro, e che un signorotto della droga lo stava usando per i suoi traffici. Dopo aver parlato con figlio, il padre capì che uscire dal quel brutto giro non era semplice, e soprattutto che la volontà del figlio non bastava. Fu così che un giorno, circa dieci giorni fa’, E. si è fatto coraggio ed è andato dal signorotto, chiedendogli di lasciare in pace il figlio. In risposta ha ricevuto sei colpi di pistola. Era un buon padre e se n’è andato come il migliore.

In queste ultime settimane ci stiamo dedicando più del solito alla traduzione delle letterine che le famiglie delle adozioni mandano ai padrini italiani in occasione del Natale. Si trova un po’ di tutto, e ogni tanto servirebbe una perizia calligrafica, ma armati di pazienza si riesce nell’impresa.

In una botta di mondanità, venerdì scorso, siamo andati al cinema nel centro commerciale più “classe A” di Goiania. Abbiamo assistito a Thor 2. Diciamo che la complessità non esagerata dei dialoghi ha facilitato la mia piena comprensione della trama, che posso per voi qui riassumere: c’è un tizio biondo con un martello molto grosso, se un cattivo lo fa arrabbiare glielo da in testa e vince.

Per farvi vedere un piccolo ma intimo pezzo del mio mondo ho creato e pubblicato una sorta di video della mia camera: La Mia Camera Brasiliana
Grazie cari coinquilini che mi avete sopportato e supportato durante la creazione.

Essendo entrati nelle due settimane di Colonia de Ferias e nelle ultime due settimane di permanenza qui in Brasile il tempo libero è calato drasticamente, siamo sempre incasinati tra lavori e inviti vari, quindi questo potrebbe essere l’ultima o una delle ultime volte che vi scrivo. E si udì un boato dalla folla, formato dalle parole “finalmente”, “era ora” e “taci”.

Ci sarebbero tante altre cose da raccontare. Dovrei raccontarvi dei mille sorrisi che ho incontrato, di qualche pianto, di come fatico con il portoghese ma alla fine mi faccio sempre capire, del funky e del forrò, di partite a calcio, di famiglie più numerose della mia che vivono in una stanza, di Fabio che ormai è un cantante famoso, dei 4 accordi che ho imparato con la chitarra che suono tutto il giorno, del compleanno di Padre Corrado, di tantissimi ragazzi “custosos” (faticosi) e fantastici, di quanto sia incapace a disegnare, della luce marziana che avvolge tutto nell’ora del tramonto, di come sia probabilmente riuscito a sbagliare TUTTE le misure per le infradito che ho preso per la Giulia, della “saudade” brasiliana che accompagna sempre un sorriso ad una lacrima, dei “litrao” di birra, dei tanti discorsi con chi ha conosciuto Dani, della “comida” brasiliana che mi ha fatto ingrassare, delle ragazzine che mi chiedono se facciamo cambio di occhi, di tutti quelli che mi hanno detto che con i baffi stavo male, di tutti quelli che mi hanno mentito dicendomi che con i baffi stavo bene, delle volte in cui ho dovuto cucinare, di quando ho conosciuto Jefferson che è un menino de rua e sua figlia, di tutte queste e altre cose che però non ho il tempo di scrivere e vi racconterò a voce, annoiandovi come sempre, ma con classe.
 
 
 
 

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